L’invenzione della Quercia

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Dopo anni dedicati ai volti di personaggi della cultura mondiale o a racconti di storie sociali (sola eccezione: “Il sogno del giardino” nel 2012) ho incontrato la Maremma Toscana a Montecavallo (fra Sovana e Saturnia) nel podere di mia moglie Maria, con le sue grandi querce. È stata una folgorazione.

Ho deciso di affrontare la quercia, nella sua bellezza, non con la piaggeria amatoriale, turistica, da calendario o da libro strenna, ma con la libertà stilistica delle foto ai sali d’argento su pellicola medio formato in bianco e nero con vecchie fotocamere “a rullo libero”. La mia tecnica di ripresa scivolata, multipla e irregolare, mi ha aiutato a raccontare la quercia come se fosse in atto un colossale esperimento: la sua “invenzione” in un grande laboratorio all’aperto dove strutture, forme, luci e ombre, rami, foglie, tronchi vengono sviluppati, agitati, rimescolati sotto la pressione di forze potenti, spinti verso l’alto o trascinati lungo l’orizzonte, senza pace, alla ricerca di un modello grafico ed estetico originale, sotto lo sguardo del sole che domina, rivela, nasconde con l’ombra, o sotto la protezione delle nubi. 

Un procedimento concettualmente darwiniano, però non finalizzato solo a raccontare il progetto evolutivo e il radicamento della vita arborea, ma a descrivere una bellezza ruvida, sconvolgente e assoluta. Una bellezza maschile? Il nome di questo straordinario albero è femminile in italiano, spagnolo, tedesco e nel latino quercus; neutro in inglese e nel latino robur (per designare la robustezza del suo legno); maschile in francese come ulivo, noce, faggio, castagno(per restare nella vegetazione appenninica). Le mie immagini spesso, è vero, sono aspre e rudi, ma mostrano anche momenti vegetali delicati, fragili, raffinati come se la quercia fosse una bellissima donna, un po’ robusta.

Nello stesso tempo, con la dichiarazione d’amore alla quercia, credo di aver reso omaggio alla grandiosità della Maremma tutta.

Il lavoro si concretizza in un centinaio di prove di stampa a getto d’inchiostro di grande formato (fino a due metri di lato), preparate dallo Studio Gusmeri Fine Art su carta matte Hahnemuehle al bambù, per le ruvide pareti del “Cortilone”, affascinante edificio délabré del XVI secolo (già granaio della famiglia Orsini, ora appartenente alla Fondazione Piccolomini-Sereni) saldo su uno dei vertici strapiombanti di Sorano, per una mostra programmata dal 31 agosto (inaugurazione ore 18) al 28 settembre 2019 - chiuso il lunedì ingresso libero h.11-19

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Maremma Toscana, 2016 - 2019

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